Amore senza profilo

- Ciao - sgrani gli occhi come se ti cogliesse una sorpresa
inaspettata.
Ti guardi intorno, eppure so che non ci vedi, anche se ti
stiamo addosso, curiosi e pieni di emozione. Ridicoli e incontrollati.
Sei piccolo e la tua testa ha una forma proprio strana. Non potevo
immaginarti, nemmeno con tutta la fantasia del mondo. Hai gli occhi stanchi,
continui a sbatterli come Betty Boop; due grandi occhi vanitosi e assenti. Non
riesco a toccarti, non potrei mai farlo, sembri così fragile, sei fragile. E ti
portano già via, ma la promessa è di rivederti presto, attraverso un vetro.
Venire al mondo in piena notte. Ci rubi il sonno e l'ansia
nell'attesa e noi non chiediamo altro. Io non chiedo di più. Tua madre ti regala tutte le sue energie per farti uscire e
tu per nove ore tentenni indeciso… lasciare quel caldo ventre per un mondo
caotico e freddo.
È pieno inverno là fuori.
Ci pensavo a questo nostro mondo, in quelle ore d'attesa. Mi
dicevo - non aspettarti troppo, sai, siamo fatti male. Una folla di gente, per
lo più disorientata e indecisa; più di te che adesso non sai se uscire e non
sai cosa ti aspetta - questo pensavo, mentre tuo padre faceva su e giù dalla
sala parto a noi stipati nell'atrio.
Tuo padre. Non l'ho mai visto così forte come quando
t'aspettava. Aspettava di vederti e aspettava che il dolore di tua madre
finisse. Insopportabilmente lungo quel dolore, avrebbe voluto caricarselo addosso.
Ne portava i segni sulla mano graffiata e livida per la stretta di lei che gli
si aggrappava. La mano di Mauro era l'unico segno, per noi là fuori, di quel
che accadeva all'interno. L'unico dolore che trapelava.
Un perfetto isolamento acustico ovattava ogni suono, ogni
grido, ed era lui a portarcelo con la sua mano rossa e gonfia.
Quel continuo movimento dentro e fuori la sala, saturava
l'aria di tensione. Una vibrazione solida, fisicamente presente. L'ho vista
sciogliersi solo con il tuo arrivo e, ancor di più, con il viso di tua madre.
Non c'era più un alito di energia in lei. La sua faccia, fino a poche ore prima
colorita e piena, adesso era un'ombra.
I suoi zigomi, pronunciati per natura, li avevo quasi
dimenticati in quei nove mesi di gravidanza; ed ora schizzavano verso il cielo
come due cime aguzze. E le guance che avevano plasmato la sua floridezza
materna, adesso s'inabissavano nella profondità del viso che sembrava non avere
un fondo. Gli occhi erano lucidi e mostravano la stessa assenza dei tuoi. infine
le labbra, le sue labbra carnose come quelle di una diva, erano prive di ogni
nutrimento, segnate da screpolature e tagli.
Non avevi fiato Martina e non c'erano parole per dirti
l'emozione che mi teneva il cuore. Eri uno spettro, eppure, non ti ho mai vista
così bella.
La testa, la testa gira...le gambe tremano sature di
elettricità.
Sì, è un problema di sensibilità e di parola. E ci sono
queste stelle, questo cielo finto scrutato da un pezzetto di luna che sale... e
il freddo che blocca i pensieri.
Pausa. Come il sole di notte, come la luna sospesa tra cielo e mare, come il respiro tra le parole e lo sguardo nel crepuscolo. Come l'amore senza profilo. (a Davide)