Blu

22.04.2023

Una strana voglia di blu invade il mio sguardo.
Il blu comprende tutto, non è solo il colore del mare, è l'odore, il sapore, l'inconsistenza di ogni pensiero, la sua presenza.
Il blu mi accompagna dando un tono e una sfuma- tura alle azioni, ai pensieri. È una musica dolce e sinuosa che rende l'atmosfera rarefatta, sospesa come il respiro del sogno.
Mi appello al blu per sognare e desiderare e vivere. Ci si dovrebbe sempre appellare a un colore, sentirlo come parte di sé senza sforzo né affanno, senza noia né paura.
Guardo gli oggetti accanto a me, alcuni li riconosco, hanno il sapore del tempo, quello lontano annebbiato dalla polvere che ne cambia il colore e la vitalità.
Ci sono dei timbri molto vecchi, li usava mio padre già quando ero piccola. Sono di un legno chiaro ora annerito dall'uso e parlano dell'avvocatura come di un'investitura.
Ricordo che molti anni fa, ero una bambina, mio padre mi regalò una scatolina con due file di timbri; erano dei grossi numeri da zero a nove, in un carattere elegante e con un'aria di ufficialità. Appartenevano al nonno quando lavorava come contabile.
Mi sono sempre chiesta cosa ne facesse, ma a papà non l'ho mai domandato.
Gli oggetti che portano addosso il tempo lontano come un abito fuori moda, parlano di cose mai conosciute e che pure ci sembrano familiari.
Le persone, per esempio, possono arrivare a noi da una dimensione che non possiamo sfiorare, eppure le sentiamo vicine, intime.
Il nonno io non l'ho conosciuto, ne ho un'immagine vaga attraverso poche e logore fotografie; ma quei timbri lo portano a me come il nonno più caro. E anche i racconti su di lui di mio padre passano attraverso quella scatolina, e lo vedo mettersi il gatto sul collo come una sciarpa nell'inverno, lo vedo a tavola chino sul piatto e sul suo silenzio, lo vedo lungo la strada sotto il sole d'agosto con il figlio e le prugne in tasca.
L'unica cosa che non vedo è il contabile intento ad usare quei timbri.
Guardo la scatolina e mi sembra così lieve e fragile, non posso pensare mani che la stringono e premono quei numeri sulla carta bollata, non le mani di mio nonno.
Gli oggetti che vestono il tempo lontano ci portano solo l'essenza di ciò che non abbiamo conosciuto e il profilo della sua assenza.
È l'inconsistenza del blu, i suoi racconti senza dolore né abitudine, senza accanimento né rabbia.
Il blu che avvolge il nonno è come il blu dei miei ricordi, anche i più dolorosi profumano di saggezza; non la mia, quella del mondo racchiusa nello sguardo, nelle mani, nei sogni che precipitano sulla terra e che diventano piante con radici e danno frutti.