Blu

Una strana voglia di blu invade
il mio sguardo.
Il blu comprende tutto, non è solo
il colore del mare, è l'odore, il sapore, l'inconsistenza di ogni pensiero, la
sua presenza.
Il blu mi accompagna dando un
tono e una sfuma- tura alle azioni, ai pensieri. È una musica dolce e sinuosa
che rende l'atmosfera rarefatta, sospesa come il respiro del sogno.
Mi appello al blu per sognare e
desiderare e vivere. Ci si dovrebbe sempre appellare a un colore, sentirlo come
parte di sé senza sforzo né affanno, senza noia né paura.
Guardo gli oggetti accanto a me, alcuni
li riconosco, hanno il sapore del tempo, quello lontano annebbiato dalla
polvere che ne cambia il colore e la vitalità.
Ci sono dei timbri molto vecchi,
li usava mio padre già quando ero piccola. Sono di un legno chiaro ora annerito
dall'uso e parlano dell'avvocatura come di un'investitura.
Ricordo che molti anni fa, ero
una bambina, mio padre mi regalò una scatolina con due file di timbri; erano
dei grossi numeri da zero a nove, in un carattere elegante e con un'aria di
ufficialità. Appartenevano al nonno quando lavorava come contabile.
Mi sono sempre chiesta cosa ne
facesse, ma a papà non l'ho mai domandato.
Gli oggetti che portano addosso
il tempo lontano come un abito fuori moda, parlano di cose mai conosciute e che
pure ci sembrano familiari.
Le persone, per esempio, possono
arrivare a noi da una dimensione che non possiamo sfiorare, eppure le sentiamo
vicine, intime.
Il nonno io non l'ho conosciuto,
ne ho un'immagine vaga attraverso poche e logore fotografie; ma quei timbri lo portano
a me come il nonno più caro. E anche i racconti su di lui di mio padre passano
attraverso quella scatolina, e lo vedo mettersi il gatto sul collo come una
sciarpa nell'inverno, lo vedo a tavola chino sul piatto e sul suo silenzio, lo
vedo lungo la strada sotto il sole d'agosto con il figlio e le prugne in tasca.
L'unica cosa che non vedo è il
contabile intento ad usare quei timbri.
Guardo la scatolina e mi sembra
così lieve e fragile, non posso pensare mani che la stringono e premono quei
numeri sulla carta bollata, non le mani di mio nonno.
Gli oggetti che vestono il tempo
lontano ci portano solo l'essenza di ciò che non abbiamo conosciuto e il
profilo della sua assenza.
È l'inconsistenza del blu, i suoi
racconti senza dolore né abitudine, senza accanimento né rabbia.
Il blu che avvolge il nonno è
come il blu dei miei ricordi, anche i più dolorosi profumano di saggezza; non
la mia, quella del mondo racchiusa nello sguardo, nelle mani, nei sogni che
precipitano sulla terra e che diventano piante con radici e danno frutti.