Come nei cartoni animati

La strada si arrampica su per la collina. Intorno, il buio
ha fatto svanire il mondo. Solo guardando avanti posso riconoscere la presenza
di qualcosa che, comunque, non assomiglia alla realtà.
I fari della macchina illuminano il sentiero di terra battuta
e sassi, ma la presenza dell'uomo è lontana.
Poi quel ponte di un cartone animato, finto e instabile. Ci
avviciniamo e giuro, giuro che non potrà reggere il nostro passaggio.
E invece regge, proprio come nei cartoni animati, dove la
vita e il peso delle cose corrono di continuo a ridosso del baratro.
Penso a Mister Magoo. Faceva parte di un programma di
cartoni animati domenicale, all'ora di pranzo. Ma la televisione lo trasmetteva
anche di pomeriggio, durante la settimana.
Ero affascinata da Mr. Magoo, un omino piccolo piccolo,
usciva di casa parlando senza tregua del suo sprovveduto nipote che, a detta
dell'encomiabile zio, era un pericolo pubblico da controllare a vista. Vista
che Mr. Magoo non aveva.
Credeva di uscire di casa dalla porta, e invece infilava la
finestra senza batter ciglio. Camminava lungo i cornicioni, salvato sempre sul filo
del secondo da un'impalcatura o una carrucola vagante. Attraversava la città - per arrivare non si sapeva
mai dove - il più delle volte ad una quota di venticinque-trenta piani sul
livello della strada. Non aveva esitazioni Mr. Magoo e continuava il suo
sproloquio, che dal nipote si estendeva al mondo intero, ai suoi pericoli e
alla sventatezza delle persone, sbadate e incoscienti.
Inevitabilmente, quel mondo caotico e sconsiderato gli
veniva sempre incontro con una costante, infinitesima possibilità di salvezza.
E così com'era uscito di casa, aveva svolazzato per la città, magari
lamentandosi per l'aria fresca d'alta quota, allo stesso modo rincasava,
rincuorato dalle sicure e tranquille mura domestiche.
Ma chissà chi era stato a lasciare la finestra aperta, con
tutti i ladruncoli che ci sono in giro… sicuramente il suo incosciente nipote.
Mr. Magoo, io credo, è stato ritagliato da un pezzetto della
nostra anima. È lo sguardo velato sulle cose, non vede i movimenti di nessuno,
non sente alcuna voce.
Ci vorrebbe lui qui con me ad attraversare quel ponte di un
cartone animato, che a mio avviso non potrebbe reggere neppure la leggerezza di
una farfalla.
Lui ci passerebbe sopra senza accorgersene, non sarebbe
spaventato dal buio e dalla foschia dilatata dai fari. Non sentirebbe
solitudine e desolazione in questo posto dimenticato da qualsiasi pensiero.
È una fortuna che ci siano luoghi dimenticati, luoghi che
non hanno orme. Vorrei non vederli mai, perché non siano nei miei ricordi e in
quelli di nessuno.
Posti che non hanno orme perché non meritano di essere
attraversati o perché nessuno li conosce. A ben guardare è la stessa cosa.
Vogliamo scoprire tutto del mondo e della vita e non
lasciamo un margine di mistero a nulla. Inevitabilmente le uniche cose
sconosciute restano quelle - poche - che non hanno importanza.
Sono minime, la loro esistenza è ai margini, e sono le più
preziose perché vivono nel silenzio.