Sistemando scaffali

16.02.2023

Metto mano agli scaffali. Sistemo pile di libri che ho tenuto compressi dentro scatoloni preziosi scrigni. A custodirli. Se li guardo ora, aggiustati sui ripiani, ognuno a mostrare la sua costa e a lasciarsi prendere senza sforzo, ecco, mi corre dentro una piccola gioia che esce fuori e mi avvolge come una lana calda.
Poi spuntano questi due. E un tuffo fondo, pieno, mi fluttua nell'aria come fossi una trapezista sulla cima del circo. In un attimo sono a Urbino, sulle vie pendenti, sul colmo del colle, alle mura. Mi pare di sentire il vento che lì muove sempre tutto, tranne i corpi degli urbinati, tenacemente aggrappati.
Paolo Volponi era di Urbino. Questi volumi li ho presi in una libreria di via Mazzini. Erano anni ventosi. Apro a caso "Poesie e poemetti 1946-66", ecco:

È dolce la notte
ricca d'acqua
Si gonfiano le piante:
metto il vaso di menta
alla finestra.
La spiaggia del mare
biancheggia di conchiglie.
Scrissi d'aprile
Il mio primo verso.

Di Urbino ho nel cuore il vento, le passeggiate tra le colline, l'università arrampicata sui fianchi ripidi, il senso di fuga che accarezzavo sempre dalle finestre di via Pellipario.

"L'uva esposta nella vetrina del negozietto della Pennabianca, il più povero di Urbino, era già appassita e da qualche giorno abbandonata anche dalle vespe. Ormai per la strada di Santa Lucia veniva una tramontana bagnata, con un'ala salina sopra i tetti e i cornicioni, che rinfrescava la luce vecchia e ammorbidiva la polvere lasciata dall'estate." ("La strada per Roma", incipit).