I compagni di Giovanni Comisso

"Le acque chiare dei fossi ai lati delle strade, con erbe splendenti nel fondo e le anitre che si agitavano avide, varie nelle penne, i campi che alternavano il verde del grano al giallo del ravizzone, i tralci delle viti e i pali nuovi biancheggianti nel groviglio degli alberi spogli, una casa rosa tra l'irto di una siepe e il cielo sparso di nuvole spinte verso le montagne lontane, gli orti con la verdura vivida in certe mattine di aprile, un volto fresco di donna tra le piante di un giardino, simile a un frutto, e certi altri di ragazzi miserabili affranti dagli stenti, una stoffa, un fiore, un oggetto: sui quali battesse la luce facendo apparire la forma e il colore, erano l'attenzione dei suoi occhi".
E poi 126 pagine dopo:
"Giulio prosegui solo, tra gli alberi spogli apparivano le case bianche di Ciano che erano state rifatte a nuovo dopo la guerra. Più avanti si trovò immediatamente vicino al Piave che si distendeva immenso nei suoi ghiaioni parte all'ombra e parte al sole. Un vento fresco e leggero pareva avvicinasse gli alti monti attorno. Non poteva più proseguire. Dimensioni, altezze e la luce alterna e vagante lo stordivano".
E come si fa a togliere gli occhi nel mezzo, tra queste due sponde di bellezza. Non si può. Per fortuna non si può.