I pazzi della navigazione in solitario. Il libro che racconta la prima impresa intorno al mondo

25.02.2023

Pensare ai navigatori solitari ha un grande fascino. La sensazione aumenta immaginando viaggiatori che veleggiano su imbarcazioni piccole, temerarie, agili.
Imprese coraggiose, forse folli, sperimentate da sempre, spingendo via via più in là l'orizzonte possibile.
È per questo che la copertina (bellissima) e poi tutto il volume di "Una regata da pazzi" (titolo originale "A voyage for madman") di Peter Nichols, tradotto e pubblicato da Nutrimenti (nel catalogo di Nutrimenti mare), mi hanno inchiodato all'istante. Perché racconta, non solo una grande impresa di mare, ma anche le storie e le vite degli uomini che hanno tentato di compierla. E soprattutto perché l'impresa era qualcosa di mai realizzato: circumnavigare il mondo in solitario e senza scalo. Nel 1968.
La Golden Globe Race è stata la prima regata intorno al globo senza toccare mai terra, se non alla partenza e all'arrivo, compiuta in un'epoca in cui le tecnologie erano materiali come legno, ferro e strumenti che non prevedevano tracciamenti satellitari. Un marinaio in mezzo al mare, solo, senza pedinamenti gps.
Oggi l'impresa di circumnavigare la terra non ha nulla di sorprendente. Allora invece era un'idea follemente raggiungibile, senza sapere a quale prezzo.
Dei nove partecipanti iscritti alla Golden Globe del 1968, quattro si ritirarono in Atlantico, poco dopo la partenza. Tra i cinque rimasti, quattro hanno avuto diversi destini senza completare il tracciato.
Uno, Robin Knox-Johnston, ha solcato il giro del globo, da solo, senza scalo, facendo l'impresa e la storia.

Peter Nichols, scrittore e navigante, racconta le vite, le rotte, le barche, le stranezze e le normalità di questi marinai (alcuni esperti, altri improvvisati), avvincendo il lettore nell'avventura di conquistare il mondo via mare, passando accanto al famigerato Capo Horn (il Capo delle Tempeste), un tratto mitico e pericolosissimo, per cui "i marinai hanno rispettosamente e timorosamente etichettato le latitudini di questa fascia di acqua turbolenta come i Quaranta ruggenti, i Cinquanta urlanti e i Sessanta stridenti", così, per farsi un'idea...
Con Robin Knox-Johnston hanno partecipato alla regata: John Ridgway, Chay Blyth, Bernard Moitessier, Loïck Fougeron, Bill King, Nigel Tetley, Alex Carozzo, Donald Crowhurst. Tutti partiti in ordine sparso da diversi porti tra Inghilterra e Irlanda. Ognuno di loro aveva una barca diversa per grandezza e materiale. Quella di Knox-Johnston era un ketch lungo poco meno di 10 metri, costruito in India in legno di teak: lo Suhaili.
Partito il 14 giugno 1968 da Falmouth (Inghilterra) Knox riesce a doppiare Capo Horn il 17 gennaio 1969 e a risalire fino a Falmouth il 22 aprile, circumnavigando il pianeta senza mai toccare terra.

È meraviglioso quando il risvolto di copertina o la quarta o tutt'e due ti dicono che se aprirai quel libro, sarà cosa ben fatta. È stupendo quando ti accorgi che non hai preso un abbaglio.
Il libro di Peter Nichols non è un romanzo ed è più avvincente di un intreccio fantasioso. Non è un saggio, eppure restituisce gli elementi di una conoscenza profonda e appassionata della materia. È un libro per certi aspetti tecnico, però denso di una narrazione immediata, limpida, alla portata dei navigatori profani. Nichols è cresciuto con la passione per il mare, nutrita prima dalla letteratura dedicata (un oceano sconfinato di pubblicazioni, di ogni epoca e genere, dai romanzi ai manuali), poi dalla necessità di sperimentare e imparare a navigare. Cosa che indubbiamente ha fatto.