I piccoli piedi di Agnès

Agnès ha novant'anni JR trentacinque (era il 2018, ndr). Tra
loro un paio di generazioni. Lei è piccola, raccolta in pochi centimetri, al
naturale. Lui è alto, filiforme, nascosto dietro un paio di occhiali scuri. Hanno
molte pieghe del corpo e della vita a separarli, ma combaciano perfettamente
nello sguardo. Occhi che passano attraverso un obiettivo, fotocamera o
cinepresa che sia. Lei è analogica lui digitale, lei vague lui
furgonato. Questo forse più di tutto li ha immersi in una Francia silenziosa e
profonda alla ricerca di persone e territori.
"Visages Villages" è il loro film, racconta il viaggio fatto
insieme col furgone magico di lui, in giro tra paesi e volti. Era candidato
all'Oscar come miglior documentario e Agnès l'Oscar l'ha ricevuto alla carriera
davanti a una platea in piedi che la applaudiva e celebrava come una divinità.
La Cineteca di Bologna lo distribuisce in Italia e il pubblico sembra restare
incantato davanti a questa esplorazione di luoghi e scoperta reciproca. L'altro
giorno in sala alla fine del film gli spettatori hanno applaudito. Io ferma con
le lacrime a capofitto.
Agnès Varda si porta addosso grandi pezzi di cinema, la
Nouvelle Vague, l'onda felice che l'ha messa tra le poche, pochissime donne
dietro una macchina da presa. Sa guardare ed è ancora lì con i suoi occhi
limpidi e acquosi sul mondo. JR è un fotografo di strada, imprime corpi, gesti
e poi ci riveste le facciate dei palazzi. Insieme vedono l'essenziale, piccolo
modesto silenzioso e straordinario.
Girare questo film è stata un'avventura che forse ha
incrinato entrambi. Le cose e le persone incrinate sono le più belle, vitali,
corpose. E loro si sono incrinati.
L'idea era attraversare la campagna, paesi sprofondati nel
lavorio invisibile, la costa atlantica segnata dalle infinite spiagge di sabbia
fine, esposte alle lunghe e lente maree, interrotte all'improvviso da costoni
di roccia a strapiombo. Persone storie e luoghi da guardare e basta. Che poi a
guardarli si raccontano da soli e lo fanno anche meglio, con più incanto e meno
intenzione.
E quindi partono. Certo Agnès ha bisogno di tempo pause e un
ritmo tutto suo. JR è agile, frenetico. Ma non saprei dire chi dei due è più
lavico incandescente tenace. Non hanno un progetto e non vogliono averlo. Non
c'è una tabella di marcia, un itinerario, un canovaccio. C'è l'intenzione di
andare, fluidi. Attraversano i villaggi della Provenza. Arrivano ad una miniera
di carbone. Il paese è fatto di case mattoncini a vista, affastellate una
all'altra, fuligginose di tempo. Con i volti rigati degli ex minatori, figli di
minatori nipoti di minatori, rivestono le facciate di un'intera via, una teoria
di cubi vuoti dove una donna abita sola, moglie figlia nipote di minatori anche
lei.
Il fluire dei corpi mette in mostra ricordi, vite perdute,
sperate. E così un paese dopo l'altro. Nelle campagne scoprono che gli
allevatori bruciano le corna alle capre quando sono piccole, per evitare che
combattano e si concentrino sul latte. Ma un'allevatrice testarda e solitaria
pensa che le capre sono capre, hanno corna e lottano, d'altra parte lo fanno
anche gli uomini. Il latte c'è lo stesso.
Corrono fino alle spiagge della Normandia, immense, vuote,
scosse da venti furiosi frenati solo dalle scogliere alte e dritte. Da una di
queste anni fa è precipitato un bunker tedesco ed è andato a piantarsi sbieco
sull'arenile. È lì come un'opera d'arte e JR lo riveste con una foto scattata
da Agnès in gioventù. A Le Havre incontrano i portuali, gente di durezza e
spessore. Ma a lei non basta. Vuole conoscere le loro compagne, le fotografa e
le fa imprimere da JR gigantesche tra i container, come fossero muse alle
bocche di porto.
Agnès ha la vista offuscata da una malattia agli occhi e per
tutto il viaggio ha sperato che lui mostrasse i suoi. Niente. Poi, quando la
vede piangere per un incontro sperato e disatteso con l'amico di sempre
Jean-Luc Godard, JR la stringe e li sfodera solo per lei.
Infine la fotografa minuziosamente, come a comporre una
mappa. Occhi, mani, piedi. Allora il viaggio, ormai alla fine, prende un
movimento inaspettato. Lo sguardo di Agnès, i suoi piedini delicati JR li
imprime sui fianchi curvi di un camion cisterna. Perché viaggino.
Annotazioni: Agnès Varda è la regista di "Cléo dalle 5
alle 7" (1962) e di "Senza tetto né legge" (1985) con il quale ha vinto il Leone
d'Oro a Venezia. Da molti anni si dedica al documentario che preferisce a
tutto. È stata e continua ad essere grande amica di Jean-Luc Godard. L'amore
per il marito Jacques Demy, anche lui regista della nuova onda francese mancato
nel 1990, è stato grande.
Sul film "Visages Villages" di Agnès Varda e JR
pubblicato su remweb.it il 5 aprile 2018