Ricordi a ghirigori

Oggi è saltato su un ricordo, uno di quelli che fb ti mette davanti: un
anno fa, due anni fa, tre...
Non lo ripubblico. Riguardava Sciascia e un bel volumetto a cura di
Salvatore Silvano Nigro sul suo lavoro editoriale, sull'accuratezza che metteva
a valutare, sfogliare, annotare pensieri su libri da pubblicare. E ne scriveva
magnificamente i risvolti di copertina.
Il ricordo però ha spostato lo sguardo su questa semplice edizione a ghirigori
che era di mio papà de "Il giorno della civetta". La tengo accanto. Una volta
stava nella sua felicemente rumorosa biblioteca di libri. E leggo a caso da
pagina 68:
"La giornata era fredda ma luminosa, il paesaggio nitido: gli alberi, i
campi, le rocce davano l'impressione di una gelida fragilità, come se un colpo
di vento o un urto potesse frantumarli in un suono di vetro. E come vetro l'aria
vibrava dal motore della seicento; e grandi uccelli neri volavano come dentro
un labirinto di vetro, improvvisamente virando o strapiombando o verticalmente
avvitando in su il loro volo come tra invisibili pareti. La strada era deserta.
Sul sedile posteriore, il brigadiere D'Antona teneva il mitra con la bocca
fuori del finestrino, il dito sul grilletto".