I "Voli separati" di Dubus

La raccolta prende il titolo da uno dei racconti. Sta nel cuore del volume
ed è un pezzo, un frammento di vita che, nella sua dimensione temporale misurata,
la vita la tiene tutta.
Di "Voli separati" prima di ogni cosa mi ha preso il titolo, non solo perché
è armonioso visivamente e foneticamente, ma anche perché sembra racchiudere
dentro un mondo, un prima un dopo un ora.
Essere grandi romanzieri è una cosa straordinariamente bella, ma essere grandi
narratori di racconti brevi è straordinario in un modo diverso. Sembra più
facile, meno impegnativo, eppure, a me pare ancor più minuzioso, rischioso e avvincente
del raccontare una storia lunga tutta di fila. Mettere le giuste parole e
immagini per comporre una compiutezza breve necessita di sapienza, ariosità e
sintesi. Non tutti i veri scrittori lo sanno fare. Non tutti sanno fare l'una e
l'altra cosa. Andre Dubus, scrittore americano della Louisiana, è tanto bravo
nel comporre pezzi di vita stringati che però respirano: di molto, di profondo.
Sa essere minimale (una dote enorme nella scrittura) eppure pieno, denso come è
densa la vita di ogni persona. E aiuta nel passaggio di lingua, eccome se aiuta,
la traduzione di Nicola Mannuppelli, così bravo a restituire spessore, ritmo,
spazio delle parole.
Torno a "Voli separati" (il racconto racchiuso nel cuore del volume). Beth è il gin tonic dei suoi bicchieri ghiacciati e tintinnanti, le mani tese sul volante dell'auto che scollina, il corpo steso sul letto accanto al marito che dorme, e lei freme pensando a un volo e a un incontro. Le mani in silenzio sollevano la camiciola sopra le cosce, affondano e cercano un sapore, una trasgressione, una colpa che spezzi, che dia un senso alla vita. È bellissima Beth, raccontata in un pugno di pagine lievi e perfette.