La bellezza dei carteggi

22.01.2023

I carteggi hanno il fascino della distanza e di una storia che si compone nel tempo. Non ha importanza se in letteratura sono romanzi costruiti su epistolari o veri carteggi di donne e uomini che si sono raccontati, raggiunti, esplorati attraverso lettere scritte, spedite, attese a volte per anni. Tra i tanti, tantissimi che la storia conserva ne scelgo alcuni amati per tante ragioni: il viaggio nella vita e nelle emozioni delle persone; la dimensione intima di stati d'animo che solo le lettere svelano; le chiavi di lettura di un romanzo o un racconto che si dipana attraverso missive; il tempo che necessariamente trascorre tra un'epistola e l'altra e che il lettore assapora come se fosse il destinatario della risposta; lo sguardo che prende una prospettiva tutta sua, quando un fatto, uno scenario, una circostanza vengono descritti in una missiva e sono il resoconto a posteriori di cui assaporiamo gli esiti, oppure un'intenzione che preannuncia qualcosa che verrà. Comunque si giri la questione, le lettere predispongono ad un'attesa e a un viaggio. Vanno cavalcate come l'itinerario periglioso di un portalettere che, attraversando vie lunghe e tortuose, deve consegnare un dispaccio della massima importanza. Perciò, qualcosa di palpitante accompagna la lettura degli epistolari. Penso al dipanarsi delicato delle "Lettere a un giovane poeta" di Rainer Maria Rilke, alle trame perverse nelle missive de "Les Liaisons Dangereuses" di Choderlos de Laclos e alla vivace corrispondenza tra due giganti visionari nel carteggio "Carissimo Simenon Mon cher Fellini". E c'è qualcosa di puntiglioso e geniale nella forma epistolare con cui Andrea Camilleri sciorina la storia de "La concessione del telefono". Uno dei viaggi più belli e raggiungibili dentro la psicoanalisi è il "Carteggio Freud-Groddeck" e, se nell'immaginario vincono le tante versioni cinematografiche di "Dracula" - alcune bellissime - io ho ceduto al fascino del romanzo epistolare di Bram Stoker e alla sua straordinaria tensione. Infine, sono stata avvinta dalla corrispondenza bellissima e drammatica tra Francis Scott Fitzgerald e la moglie Zelda in "Caro Scott Carissima Zelda": tra le lettere che i due si scrissero per molti anni, si fa strada il carisma, la voragine dello scrittore, il talento di Zelda per le parole e la sua disperazione. E nulla di tutto questo poteva stare se non dentro sfrigolanti lettere impresse sulla carta profumata d'inchiostro.