Le collezioni di Calvino

"La carta geografica insomma, anche se statica, presuppone un'idea
narrativa, è concepita in funzione d'un itinerario, è Odissea. In questo senso
l'esempio più calzante è il codice azteco delle Peregrinazioni, che racconta
attraverso figure umane e tracciati geometrici l'esodo di quel popolo -
avvenuto tra il 1100 e il 1315 - fino alla terra promessa che era quella che
sarebbe diventata l'attuale Città del Messico.
(Se esiste la mappa-Odissea non potrà mancare la mappa-Iliade: difatti fin
dai tempi più antichi le piante delle città suggeriscono l'idea dell'accerchiamento,
dell'assedio.)
Queste riflessioni mi sono venute visitando l'esposizione «Carte e figure
della Terra» al Centre Pompidou di Parigi e sfogliando il volume pubblicato in
occasione della mostra.
In un saggio del volume François Wahl osserva come la rappresentazione del
globo terracqueo comincia soltanto quando le coordinate usate per rappresentare
il cielo vengono riferite alla Terra. I parametri celesti (...) trovano il loro
punto d'incontro nella sfera terrestre, ossia al centro dell'universo («errore
fecondo quanti altri mai»)". (da "Collezione di sabbia", "Il viandante nella
mappa", 1980).
Italo Calvino da Parigi. Osserva, esplora la città, l'umanità, scrive la sua "Collezione di sabbia" e, come dice nel primo articolo della raccolta (quello che le dà il titolo): «la vetrina della collezione di sabbia era la meno appariscente ma pure la più misteriosa, quella che sembrava aver più cose da dire».