Le lettere di Italo Calvino a Chichita

26.04.2024

Tra il 1962 e il 1963 Italo Calvino e Esther Judith Singer, detta Chichita, hanno una fitta corrispondenza epistolare.
Si sono conosciuti il 1° aprile 1962, a Parigi, nell'appartamento che lei abita con suo figlio Marcelo Weil. Italo è nel pieno del suo lavoro, tra scrittura, editoria, pensiero e azione di vita. Chichita è argentina, vivace, lavora come traduttrice presso l'Unesco. Il 19 febbraio 1964 si sposano a Cuba.

Sono lontani. Lei nella ville lumière, lui in continuo movimento fra Torino, San Remo, Roma, svariati viaggi in Europa per partecipare a giurie e premi letterari, riunioni editoriali, inviti a cerimonie, incontri con autori, artisti, registi.
Un fermento che si amalgama alla natura riflessiva di Calvino, al suo pensiero, alla razionalità gustosa, profonda che lo anima. Nel mezzo, il rapporto d'amore, amicizia, comprensione e fermento intellettuale che lo unisce a lei.
Il rapporto di vita tra Italo e Chichita è durato per sempre, fino alla morte di lui nel 1985, alimentato dalla naturalezza a condividere i pensieri. La prima lettera del 9 aprile 1962 si apre con una certezza: "finalmente una donna con cui sono felice".

Non so se rapporti così sono rari, a me sembrano preziosi.
Le lettere dicono indubbiamente l'amore che Calvino prova per la donna che da lì a poco diventerà compagna di vita; ma sono soprattutto testi meravigliosi in cui lo scrittore condivide con lei riflessioni, andirivieni, dubbi, decisioni, azioni, il suo rapporto con l'editoria, con la parola scritta, con colleghi, amici, amiche, la sua visione del mondo, lo scontento per come va il mondo, le delusioni, eccitazioni, attese, la noia, la nostalgia, il desiderio costante di compensare la distanza che lo separa da Judith, amata, amica, cura quotidiana.

"Torino, 11 settembre sera
Cara Ch. – ricevuto oggi la tua lettera.
Da più di una settimana passo mattina pomeriggio sera tra le vecchie carte di Pavese. Devo curare un'edizione di tutte le sue poesie, edite e inedite, e dovendo cercare le date per metterle in ordine cronologico sono andato a ricercare le minute, che lui conservava dai primi appunti a tutte le successive stesure. Così sono stato preso dalla passione filologica di seguire la genesi di ogni poesia, e farò in fondo al volume un grosso numero di note, con varianti etc. Sarà la prima volta che si potrà leggere bene le poesie di Pavese, cioè il vero libro in cui c'è tutto Pavese, perché – sebbene queste poesie siano quasi tutte scritte tra il '30 e il '40 – tutti i motivi di Pavese sono lì, e la critica fin'ora ha sempre trascurato il Pavese poeta, perché è un tipo di poesia che non ha niente a che fare con il resto della poesia italiana" (pag. 26).

C'è un turbine verbale che anima la corrispondenza, un turbine di ragionamenti che oscillano tra fini riflessioni intellettuali e macchinose organizzazioni di viaggi, appuntamenti da incastrare, strategie per stare insieme, un po' a Parigi, un po' a San Remo, Torino, Roma; consigli sui voli da prenotare, o se è meglio un Wagon-Lits, arrivare di mattina o nel pomeriggio.
Ci sono tensioni, incomprensioni, sfoghi, e una continua tensione alla condivisione.

"Roma, 30 nov. 62
Cara Chichita,
ho ricevuto la tua lettera molto critica e anche (ma appena appena) autocritica. E certo è bene che quando abbiamo delle cose da dirci ce le diciamo subito con molta precisione. Cosa che non abbiamo mai fatto. Perché le cose che ti hanno irritata dopo quattro giornate felici durante la mia settimana a Parigi, ancora non ho capito bene cosa siano. (Certo penso sempre di essere costituzionalmente un egoista, uno che passa sopra anche ai cadaveri, e perciò sono sempre pronto ad ammettere di avere torto, ma sarebbe molto istruttivo per me avere delle critiche estremamente localizzate e precise). […]
Insomma, quello che mi lega a te non è il desiderio d'una vita affettiva, ma una profonda comprensione reciproca (spero), una comunicazione che (per me almeno) è molto rara, una (rarissimo fatto in un rapporto amoroso) vera amicizia che mi fa rimpiangere continuamente di non averti qui per parlare, commentare, spiegarmi, sfogarmi, farti vedere le cose che vedo, e sapere le cose che apprendo" (pag. 59).

Le lettere, custodite da Giuditta (come lui ogni tanto la chiama: "Judith in italiano si dice così, ed è un nome che mi è sempre piaciuto moltissimo, e non sono mai riuscito a conoscere una donna di questo nome"), sono pubblicate, a cura della figlia Giovanna Calvino, da Mondadori (2023) nel volume "Lettere a Chichita. 1962-1963". Un disvelamento deciso solo dopo la morte della madre (nel 2018): "Sono sicura che mia madre non le avrebbe pubblicate, non solo per pudore ma perché, finché è vissuta, la storia d'amore che queste lettere raccontano durava ancora".

Il carteggio di Chichita a Italo resta invece custodito (come lei avrebbe voluto). Giovanna inserisce solo un testo, a fine volume. Una missiva del 1962, senza data, che ha il ritmo di una dolce fresca cascata d'acqua, riportata nell'originale spagnolo con il testo italiano a fronte.
Perché i due si scrivevano usando ognuno la propria lingua.

"Caro Italo,
Ho ricevuto Il mestiere di vivere, molte grazie. Ho finito La bella estate e comincerò il Diario perché anch'io mi sento accattivata dal mondo di Pavese, che ha già preso una sua forma ed esistenza nella mia mente disordinata.
Tra Pavese e me c'è endopatia.
L'inverno è arrivato di colpo, le lentiggini scompaiono, i chili pure. Lavoro come una macchina, migliaia di pagine che si riproducono per generazione spontanea. Ieri di nuovo fino alle 8 di sera all'Unesco. […]
Ho incontrato per caso M[arguerite] Duras in un caffè dove ero entrata per rimettermi dell'acquisto di due vestiti che avevo scelto in uno di quei momenti in cui credo di essere l'amante di Krupp" (pag. 159).

Il volume raccoglie poi un testo inedito scritto da Calvino il 1° ottobre 1963, "Sulla natura degli angeli". Ha lo stesso galoppo delle lettere, corre a perdifiato lungo la vita dello scrittore e attesta con parole che sembrano fiamme e gocce di rugiada insieme la consapevolezza dei tre momenti fondamentali della sua esistenza. Tre istanti marcati a fuoco da persone che Calvino chiama angeli: non creature celestiali, ma figure ambigue, controverse, respingenti (descritte come in una poesia), che però, in una sorta di contrapposizione, hanno determinato gli eventi più importanti e magici nella vita di Italo Calvino: la Resistenza, l'Einaudi, l'incontro con Chichita.

"[…] Ripenso alla mia vita e ne vedo ogni svolta segnata dalla presenza d'angeli egualmente stonati e incongrui.[…] So bene quanto vi è di condannabile in ciò che sto scrivendo: il narcisismo inevitabile delle analisi autobiografiche; la ferocia aristocratica di chi divide gli uomini in protagonisti e strumenti e si considera tra i primi; l'ancor più colpevole indulgenza di sottrarre a una condanna morale chi la merita per il solo fatto che ha avuto un posto nella nostra storia personale; l'ipocrisia che fa quest'indulgenza una carità pelosa e non sincera... Ho un bel dirmi che tutte le filosofie della storia più universali sono in fondo egocentriche, ossia che in realtà noi le leggiamo sempre come tali; ho un bel dirmi che cerco d'applicare la regola «tutti sono nella storia» al raggio che mi compete… È difficile difficile fare colazione con un angelo: mangia avido e distratto" (pagg. 148, 154).