“Ma tu chi sei” Bruno Arpaia

20.05.2023

Sto dentro giorni languidi. Un tempo crepuscolare, anche se le ore di luce aumentano e si avvicinano al culmine dell'anno; un cielo in pieno gonfio movimento, senza tregua, senza certezze e senza avviso; una fragilità d'animo che si aggrappa alle nuvole.
Sembra avventato, in questa moltitudine, leggere "Ma tu chi sei" di Bruno Arpaia, uscito per Guanda Editore. Eppure, contro ogni ovvietà e previsione, il libro apre il cielo in scorci che allungano l'orizzonte cupo di una primavera crespa, ingrigita e un po' arrabbiata. E la lettura mi apre l'animo.
Il titolo da solo, privo della punteggiatura che gli sarebbe consona, ad un tempo chiede e afferma, e questo è già motivo di attrazione perché nel domandare c'è anche il desiderio di cercare e trovare.

Vorrei dire che è un romanzo, ma non del tutto. Vorrei dire che è un viaggio autobiografico, sì, ma non del tutto. Vorrei dire che è una cronaca intima, eppure, non del tutto.
Viaggiando sulle parole messe in fila si compone un racconto privo di vincoli, senza canoni, pieno di deviazioni, digressioni, spunti narrativi, resoconti puntuali, bolle fantasiose, ricordi, pezzi di vita veri e immaginati.
Nel cuore del libro (da pagina 68 a seguire) l'autore mette un perno, un'àncora attorno alla quale si sviluppa tutto il volume: quel che c'era fino a pagina 67 e quel che viene dopo.
Ricordando le parole dello scrittore Mario Vargas Llosa, Arpaia delinea un'idea di scrittura: l'autore peruviano in un suo saggio dice che scrivere un romanzo somiglia a fare uno strip-tease, però al contrario; se nel rito del mettere a nudo il corpo gli abiti vengono tolti, nel rito della scrittura l'autore infila se stesso nascondendosi sotto una coltre di abiti (quelli dei suoi personaggi, delle occasioni prese a prestito, dei volti e dei luoghi dentro i quali si muove); insomma, lo scrittore invece di spogliarsi, si veste.
È un'immagine forte e nitida. La scrittura narra attraverso vestimenti.
Ecco, dice Arpaia, qui invece per procedere devo proprio fare lo strip-tease, nel verso giusto. Devo "arrivare alla fine di questo libro completamente nudo".

"Ma tu chi sei" è lo sguardo dolce, arreso e ad un tempo arrabbiato dell'autore davanti a sua madre, 92 anni e l'Alzheimer. È anche lo sguardo dolce e smarrito di Bruno Arpaia di fronte al proprio corpo (quello di un sessantacinquenne) che cambia, perde colpi, smotta, si ingolfa, riprende giri, e in poche parole sa che, bene o male, ha iniziato un amabile dialogo con la morte.
Sembra tutto triste. Ma non lo è. Perché, leggendo questo libro, ho sentito il vigore della consapevolezza steso sulla pagina con felice ironia e sincera naturalezza, come poche altre volte (forse mai nelle narrazioni del terzo millennio).
Le visite alla madre, a Ottaviano nella casa di cura dove vive, si alternano a ricordi, luoghi, pezzi di vita, pezzi di romanzi, ipotesi di romanzi, riflessioni su di sé; e tutta insieme questa narrazione consegna al lettore l'imperfezione di stare al mondo, sacra fondamentale imperfezione. Una densità che davvero, poco a poco, mette a nudo l'autore.
In altre circostanze ne sentirei fastidio, o almeno uno stridore, ma la scrittura di Arpaia (pulita, lieve e graffiata insieme, lesta e ponderata, insomma, fluida e levigata come la superficie dell'acqua), la sua sincerità disarmante e per nulla dolciastra, anzi, a tratti impietosa, rendono "Ma tu chi sei" una lettura che stringo al cuore e ai pensieri.

Di pagina in pagina sono riuscita a ridere, a riflettere, a lasciarmi andare al nulla, a godere semplicemente di parole e suoni (pura bellissima fonetica), a ragionare sulla perdita di memoria, di abilità, di autocontrollo, di fortezza e vigore, senza mai sentirmene affranta, schiacciata, rattristata.
E comprendo gli strati di magnifici mondi impilati nella valigia di Bruno Arpaia, che in questo libro è riuscito in un mirabile strip-tease e in altre occasioni, vestito di molti abiti, ha immerso i lettori in narrazioni verosimili, fantasiose, fatte di storia, particelle cosmiche, geografia. Sarà la sua formazione calibrata sulla cultura del Sudamerica, sarà l'esperienza nel tradurre autori latinoamericani (Vargas Llosa ma anche Garcia Márquez), sarà il piglio da giornalista appassionato di scienza (fisica quantistica, medicina…), sarà il cumulo di questi strati, ma anche qui, in un libro che non è un romanzo ma lo è, prende vita una narrazione nutrita di viaggi ed esperienze, di romanzieri, filosofi, pensatori, fatta di mondi multipli e possibili, capace di aprire tra le pagine un orizzonte tumultuoso.