“Ma tu chi sei” Bruno Arpaia

Sto dentro giorni languidi. Un tempo crepuscolare, anche se
le ore di luce aumentano e si avvicinano al culmine dell'anno; un cielo in
pieno gonfio movimento, senza tregua, senza certezze e senza avviso; una fragilità
d'animo che si aggrappa alle nuvole.
Sembra avventato, in questa moltitudine, leggere "Ma tu chi sei"
di Bruno Arpaia, uscito per Guanda Editore. Eppure, contro ogni ovvietà e
previsione, il libro apre il cielo in scorci che allungano l'orizzonte cupo di
una primavera crespa, ingrigita e un po' arrabbiata. E la lettura mi apre l'animo.
Il titolo da solo, privo della punteggiatura che gli sarebbe
consona, ad un tempo chiede e afferma, e questo è già motivo di attrazione
perché nel domandare c'è anche il desiderio di cercare e trovare.
Vorrei dire che è un romanzo, ma non del tutto. Vorrei dire
che è un viaggio autobiografico, sì, ma non del tutto. Vorrei dire che è una
cronaca intima, eppure, non del tutto.
Viaggiando sulle parole messe in fila si compone un racconto privo di vincoli, senza
canoni, pieno di deviazioni, digressioni, spunti narrativi, resoconti puntuali,
bolle fantasiose, ricordi, pezzi di vita veri e immaginati.
Nel cuore del libro (da pagina 68 a seguire) l'autore mette
un perno, un'àncora attorno alla quale si sviluppa tutto il volume: quel che c'era
fino a pagina 67 e quel che viene dopo.
Ricordando le parole dello scrittore Mario Vargas Llosa, Arpaia
delinea un'idea di scrittura: l'autore peruviano in un suo saggio dice che
scrivere un romanzo somiglia a fare uno strip-tease, però al contrario; se nel rito
del mettere a nudo il corpo gli abiti vengono tolti, nel rito della scrittura
l'autore infila se stesso nascondendosi sotto una coltre di abiti (quelli dei
suoi personaggi, delle occasioni prese a prestito, dei volti e dei luoghi
dentro i quali si muove); insomma, lo scrittore invece di spogliarsi, si veste.
È un'immagine forte e nitida. La scrittura narra attraverso vestimenti.
Ecco, dice Arpaia, qui invece per procedere devo proprio fare
lo strip-tease, nel verso giusto. Devo "arrivare alla fine di questo libro
completamente nudo".
"Ma tu chi sei" è lo sguardo dolce, arreso e ad un tempo
arrabbiato dell'autore davanti a sua madre, 92 anni e l'Alzheimer. È anche lo
sguardo dolce e smarrito di Bruno Arpaia di fronte al proprio corpo (quello di
un sessantacinquenne) che cambia, perde colpi, smotta, si ingolfa, riprende giri,
e in poche parole sa che, bene o male, ha iniziato un amabile dialogo con la
morte.
Sembra tutto triste. Ma non lo è. Perché, leggendo questo libro, ho sentito il vigore della consapevolezza steso sulla pagina con felice
ironia e sincera naturalezza, come poche altre volte (forse mai nelle narrazioni del terzo millennio).
Le visite alla madre, a Ottaviano nella casa di cura dove
vive, si alternano a ricordi, luoghi, pezzi di vita, pezzi di romanzi, ipotesi
di romanzi, riflessioni su di sé; e tutta insieme questa narrazione consegna al lettore l'imperfezione di stare al mondo, sacra fondamentale imperfezione. Una densità che davvero, poco a poco, mette a nudo l'autore.
In altre circostanze ne sentirei fastidio, o almeno uno
stridore, ma la scrittura di Arpaia (pulita, lieve e graffiata insieme, lesta e
ponderata, insomma, fluida e levigata come la superficie dell'acqua), la sua sincerità
disarmante e per nulla dolciastra, anzi, a tratti impietosa, rendono "Ma tu chi
sei" una lettura che stringo al cuore e ai pensieri.
Di pagina in pagina sono riuscita a ridere, a riflettere, a
lasciarmi andare al nulla, a godere semplicemente di parole e suoni (pura
bellissima fonetica), a ragionare sulla perdita di memoria, di abilità, di
autocontrollo, di fortezza e vigore, senza mai sentirmene affranta,
schiacciata, rattristata.
E comprendo gli strati di magnifici mondi impilati nella
valigia di Bruno Arpaia, che in questo libro è riuscito in un mirabile strip-tease e in altre
occasioni, vestito di molti abiti, ha immerso i lettori in narrazioni verosimili,
fantasiose, fatte di storia, particelle cosmiche, geografia. Sarà la sua formazione
calibrata sulla cultura del Sudamerica, sarà l'esperienza
nel tradurre autori latinoamericani (Vargas Llosa ma anche Garcia Márquez), sarà
il piglio da giornalista appassionato di scienza (fisica quantistica, medicina…),
sarà il cumulo di questi strati, ma anche qui, in un libro che non è un romanzo
ma lo è, prende vita una narrazione nutrita di viaggi ed esperienze, di romanzieri,
filosofi, pensatori, fatta di mondi multipli e possibili, capace di aprire tra
le pagine un orizzonte tumultuoso.