Pensieri muti

08.04.2023

Mi resta fiato solo per i pensieri lontani, quelli addolciti dall'assenza di voce.
Insomma pensieri muti che si mostrano al presente in silenzio. Non è facile accorgersi della loro presenza perché, non avendo alcun suono che annunci li loro arrivo, confidano solo nello sguardo. Credo che tanti sfuggano all'attenzione e mi chiedo se esiste un posto che li raccoglie, un posto non memorizzabile.
Inutile parlarne se è un luogo senza memoria. Sì ma, se penso ad un posto così, anche se non potrò mai vederlo - e non voglio vederlo - mi si rasserena il cuore.
Ho come la certezza che nulla è perso. Non ci sono gesti inutili e tanto meno pensieri inutili.
Guardo mio nipote - nemmeno un anno di vita - prendere uno ad uno i giornali da una cesta, riporli sopra una sedia o sul divano, fino all'ultimo. Poi, con la stessa compostezza e precisione li rimette nella cesta, e il rito non è completo e non ha senso se tutti i giornali non sono fuori e poi dentro nuovamente.
Gesti essenziali come mangiare, dormire, camminare. L'unica differenza è che i primi non sono standardizzati. Non hanno codice, vivono in totale libertà.
Forse abitano lì i pensieri muti, nella testa di un bambino che sposta giornali.
Forse allora, dentro ognuno di noi ci sono pensieri muti, pensieri raccolti in una dimensione dimenticata, una zona obliata che non fa parte del nostro senso comune.
Qui il pensiero si ferma. Se questa zona esiste non voglio disturbare il suo riposo.
Se mi resta fiato solo per i pensieri muti, allora io per prima devo fare silenzio. Nell'assenza di rumore non c'è ragione.
Ma dove non c'è ragione non ci siamo neanche noi.
Faccio i conti tutti i giorni con la razionalità. È una lotta che non mi dà tregua...
Se solo riuscissi a spogliarmi del mio essere sempre presente!
Se solo potessi essere per un momento un pensiero muto!
- Tu non lo sai ancora, ma, quanto sarà fortunato chi potrà amarti! - risuona ancora la voce che me lo diceva.
I sogni che rincorro sono il pensiero muto. E forse la verità è che negli attimi in cui godo le piccole cose portate dal giorno, io sono dentro quel pensiero muto, ma non posso accorgermene.

Ho voglia di fare un viaggio.
Niente di nuovo, è l'irrequietezza che mi prende quando da troppi giorni sono ferma, a casa.
Non ha più il senso che aveva un tempo questa parola, casa. Certamente rimane un luogo fisico e certamente continua ad avere una forma precisa nella mia mente.
La vorrei piccola, un posto che si possa visualizzare facilmente. Vorrei riempirla di linee leggere, morbide allo sguardo e al tatto.
Immagino un soppalco in legno e i mobili, ricercati con cura, di un legno vecchio e caldo. Insomma, vorrei cose che portano un tempo proprio, cose che vivano in autonomia, senza costrizione.
Un posto dove sentirmi libera, la mia casa, un posto che profumi di storie vere e di fantasie. Un posto da dividere con chi amo in armonia e rispetto, dove ci siano parole ma anche silenzi e complicità.
È un sogno la mia casa, lo so bene. Uno di quelli fatti alla luce del giorno, e basta guardarsi intorno per accorgersi che non ha consistenza.
È un silenzio la casa che immagino, qualcosa che ho dentro come un'eredità innata. Mi fa pensare ad un gioiello di famiglia, uno di quelli antichi, senza tempo. La sua provenienza si perde nel buio. Si dice che lo portasse una dama come dono di un cavaliere che l'amava.
Si sono perdute nella memoria queste figure incerte ed è meglio non ritrovarle pienamente per non spezzare la loro esistenza evanescente.
Ma il gioiello c'è, custodito nelle generazioni che hanno narrato la storia di questa eredità.
Continuo a custodirlo e se un giorno avrà una forma non soltanto immaginaria, lo vestirò di altro tempo, per lasciarlo poi a chi potrà tenerlo dentro.
E se non accadrà, continuerà a brillare, nel buio, come una forma vaga e irriconoscibile a chi la sfiora.