Philip Roth si chiedeva "Perché scrivere?"

22.02.2023

Non so quali siano le ragioni dello scrivere. Forse non è una questione di ragioni, e neppure è razionale. A me sembra (ma lo dico senza esserne certa) che praticare la parola scritta sia qualcosa che ha a che fare con l'istinto. È come dire tutto e niente, ma c'è forse un moto che parte dentro e prima di tutto vuole, esige quasi di prendere la forma di parole impresse. Che poi siano belle, ben fatte, sensate, utili al mondo non so quanto interessi ad uno scrittore. Da dove nascano le parole, poi, è un mistero ancora più fitto. Da tante letture, sì. E dalla forma che prendono le immagini che vanno formandosi dentro. Però dipende. Simenon diceva di ritenersi privo di fantasia e che l'unico modo per far nascere le sue storie era viaggiare, vedere luoghi, persone, vivere situazioni, e da lì dare forma al racconto. Philip Roth, al contrario, viaggiava pochissimo. Stava solo, con pochi rituali: «La mia vita consiste quasi esclusivamente nello stare da solo a scrivere chiuso in una stanza. La solitudine mi piace come ad altri piace andare alle feste. [...] Per la solitudine (e gli uccelli e gli alberi), negli ultimi cinque anni ho vissuto perlopiù in campagna, trascorrendo più della metà di ogni anno in una regione boscosa a centocinquanta chilometri da New York. Ho sei o sette amici sparsi nel raggio di trenta chilometri da casa, e li vedo per cena un po' di volte al mese. Per il resto, di giorno scrivo, nel tardo pomeriggio faccio una passeggiata e la sera leggo. La mia vita pubblica si svolge quasi per intero in un'aula universitaria...». Eppure, a leggere "Perché scrivere?" (Einaudi) ne esce un uomo che ha fatto molte cose. Forse le ha viste soprattutto con gli occhi invisibili che ognuno ha dentro, più che con i due fanalini che stanno appena sotto la fronte. O forse le ha sperimentate davvero a suo tempo, le ha accumulate dentro come le scorte in un granaio e poi ne ha attinto. Le ha macinate, lavorate, ha dato forma a un pane buono. E come il pane fatto a mano, le parole lavorate dentro non sono mai uguali. Certo, a massaggiarle bene come il pane sono sempre profumate e fragranti.