Simenon e l'Europa

Siccome non riesco a stare senza un Simenon per troppo tempo, e dato che il
suo lascito è un mare immenso di scrittura, e dato ancora che sempre più sono
attratta e rapita da saggi, riflessioni, annotazioni di esperienze, studi, viaggi,
testi che non siano romanzi né racconti né novelle o altra prosa romanzesca,
ecco qui "Europa 33" di Georges Simenon.
Sulla scia del viaggio iniziato da Adelphi nel 2019 con "Il Mediterraneo in
barca" per pubblicare i reportages dello scrittore, salgo sul vascello di
Simenon e mi avventuro tra le sue riflessioni.
Ho sempre in testa l'origine della sua scrittura, che siano i preziosi Maigret,
i romanzi romanzi o appunto i reportages: vedere le cose del mondo, toccarle
con mano, viverle, attraversarle. Senza viaggiare e sperimentare non riusciva a
scrivere, si dichiarava privo di fantasia e l'oggetto del suo narrare doveva
nascere dall'aver vissuto in qualche modo un'avventura, un mondo, donne e uomini
veri, luoghi reali.
Ecco, dunque, lo sguardo di Simenon alle prese con l'Europa del 1933. Ma
scopro leggendo il volume che 33 è anche il "dica 33" del dottore che ausculta
il paziente, e Georges come un uomo di scienza e di grandi passioni misura la
temperatura al continente, ne ascolta il battito e il respiro.
Quali parole sono più belle di quelle che hanno visto, attraversato, vissuto davvero? Più belle di quelle che raccontano il viaggio. È solo l'impressione delle prime pagine, e altre 370 per appagarla.