Tracce d'incenso (sparse qua e là)

Aspettavo uno sguardo
un pensiero
un silenzio
qualcosa che frugasse nel cuore
con mano leggera
e inaspettata
Mi accompagna un'assenza
la conservo
preziosa
come segno
profondo
d'amore
Sto seguendo dei passi
li rincorro
nel buio
macchiato di ombra
e il respiro
si affanna.
Prendo tempo... prendo tempo... prendo tempo.
E tutto scorre e sembra immobile, senza che io lo voglia.
Mi vesto di silenzio e mi presento, pulita e composta come
una ragazzina che va alla messa della domenica.
Lo facevo da bambina, linda e profumata, con l'abito della
festa. Entravo nell'ombra indistinta del duomo; il profumo d'incenso m'invadeva
fino a togliermi il respiro e la voce.
Suoni soffusi, prolungati dall'eco coprivano lo spazio sacro
e ai miei sensi non percorribile.
Arrivavo con le amiche e mia sorella. Eravamo celebrità che
esibivano il loro splendore domenicale, belle e radiose come mai durante la
settimana.
Solo un velo di pudore creava la distanza, lo sentivo
intorno come una protezione e una debolezza insieme. Non so se apparteneva solo
a me; io lo portavo da casa e, per un istante, lo scioglievo all'interno della
chiesa, protetta dall'ombra e da quel senso di sacro che rispettavo con tutta
me stessa. Preferivo sempre un banco di fondo. Esser troppo vicina all'altare
mi sembrava un eccesso; se capitava, sentivo come un rossore emanare dal viso,
uno smascheramento che mi impediva di essere naturale e presente a me stessa.
Forse era la continua richiesta che sentivo arrivare dal
pulpito...il prete parlava come quando veniva a farci visita nella scuola.
Puntava l'indice su di noi e sulla nostra trasgressione.
Ed era il senso di colpa a spingere i nostri gesti verso la
compostezza, così innaturale ai bimbi che eravamo.
Aveva un'aria severa don Guerrino... era contratto in una
piega del corpo che lo costringeva a inclinare la testa verso destra; le mani,
le univa e le parcheggiava costantemente sull'ampio ventre. Non era grasso ma
grande, troppo grande per bambini di scuola elementare.
Faceva le sue raccomandazioni sul rispetto verso i genitori
e sulla diligenza a scuola, sulle preghiere da imparare a memoria e sulla
confessione, presso di lui, per peccati che non potevano appartenere al nostro sguardo
innocente.
E m'incaponivo su questo... non lo capivo il male che la sua
autorità ci buttava addosso. La bontà appartiene al mondo, e anche la
cattiveria. E la giustizia, era forse attribuire pensieri e azioni
inaccettabili a un bambino?
Avevo la sensazione che ci fosse qualcuno nella retta via'
pronto ad instillare dentro di me il germe della diffidenza.
'Devi voler bene a mamma e papà'. Non era affatto un dovere,
li amavo e basta, era un moto spontaneo, qualunque cosa essi fossero. 'Devi
amarli' mi sembra che implichi un giudizio rispetto al resto del mondo.
Mio padre mi ha insegnato a rispettare ogni forma di vita,
ma non ha parlato di dovere, e per la verità non ha usato parole.
Non c'erano codici nell'educazione che ho ricevuto, c'erano
esempi buoni e cattivi ma la mia famiglia non era esemplare, anzi, non era neppure una
famiglia... se però rispetto gli esseri e tutte le cose che occupano uno spazio
e anche quelle che non lo occupano - per pudore, per inconsistenza, per assenza
- è un dono di quella non famiglia. Non vedo alcun dovere in questo.
Fortunatamente non esiste perfezione; non appartiene agli
esseri umani... siamo egoisti e irrispettosi e incoscienti... e più spesso la
colpa è un senso di colpa.
Non si è fatto amare don Guerrino dai bambini, credo sia una
grande sconfitta terrena, perché quel male ipotetico, arbitrario, se l'è
buttato addosso.
E io, nonostante lui, amavo entrare nella sacralità del suo
duomo paesano come in quella di cento altri. Non per sentire verità, ma
silenzio. Non per annusare giustizia, ma esitazione di forma e inconsistenza…
tutta l'assenza di materia che pareggiava i conti con il mondo.
Prendo tempo... prendo tempo... prendo tempo anche quando,
ancora oggi, mi capita di entrarci in una chiesa.
Prendo tempo quando cammino, quando viaggio, quando sogno...
e cammino e viaggio e sogno sempre.