Voci per la Libertà – Una canzone per Amnesty Venticinque anni diritti e umani

Si parte da una
passione e dall'impeto a realizzarla. Si parte anche da alcune circostanze
colte al volo, incroci felici che danno una spinta a quella passione e la
aiutano a prendere forma. Voci per la
Libertà - Una canzone per Amnesty compie venticinque anni e il Premio Amnesty
International Italia dedicato ai Big ne compie venti. Un quarto di
secolo cadenzato da musica e riflessioni, parole e pensieri cantati a gran voce,
mettendo luce sopra il mondo, dentro l'umanità ferita, trascurata, oltraggiata,
imprigionata. La lista è lunghissima.
Violazioni compiute nella pienezza di poteri legittimati e ingiusti.
L'edizione
2022 di Voci per la Libertà - Una canzone per Amnesty si svolgerà a Rosolina
Mare dal 21 al 24 luglio e sarà, nelle intenzioni dei curatori, Michele
Lionello (direttore artistico) e Giovanni Stefani (presidente), un festival
particolare, forte di venticinque anni di azioni sul territorio e di una
miriade di collaborazioni e sinergie a favore dei diritti umani. Le due sezioni
portanti del Premio, quella delle voci emergenti e quella dei big, saranno
arricchite da appuntamenti dedicati all'arte, incontri e presentazioni per
riflettere e raccontare il lungo percorso, e poi è in programma la
realizzazione di un film che ripercorrerà la storia del festival e della sezione
Amnesty Big.
"La venticinquesima
edizione si preannuncia grandiosa - dicono i due ideatori di Voci - molto
diversa dalla prima, quando un gruppo di persone distribuiva volantini nei bar
e nei punti Informagiovani dei comuni italiani (non esisteva internet, a quei
tempi) per fare conoscere il concorso. Da allora i riconoscimenti sono stati
tantissimi, dalla medaglia del presidente della repubblica Giorgio Napolitano,
alla Targa Tenco assegnataci dal Club Tenco, tempio della musica d'autore
italiana, dal premio come miglior festival del M.E.I. (Meeting delle Etichette
Indipendenti), al saluto del commissario europeo per i diritti umani."
Il festival Voci
per la Libertà - Una canzone per Amnesty è partito da Villadose. Lì, nella sede
del Centro Ricreativo Giovanile del paese, un gruppo di volontari ha immaginato
e realizzato una manifestazione che attraverso la musica desse voce a persone e
luoghi senza diritti. E da subito la Sezione italiana di Amnesty International ha
sostenuto il festival.
Era il 1998,
ricorrevano i 50 anni dalla Dichiarazione universale dei diritti umani, che
all'articolo 1 recita: "Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in
dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire
gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza." Le circostanze
da cogliere al volo non potevano essere più favorevoli.
La musica,
come cassa di risonanza e strumento privilegiato per il riconoscimento di
questi principi fondamentali, diventa da quel momento un lavoro creativo,
constante e sempre più ampio. Nello spazio
di pochi anni è nata l'associazione Voci per la Libertà e nel 2003 ha preso
vita ed è stato assegnato il primo Premio Amnesty International Italia dedicato
ai Big. Cioè a cantanti celebri della scena musicale italiana, impegnati a
sostenere i diritti umani attraverso le loro canzoni, fatte di testi che
denunciano ingiustizie, che aprono porte alla solidarietà e a quella
fratellanza che, al di là delle enunciazioni, è lo spirito vitale che anima
davvero i rapporti e la convivenza umana.
C'è una
sinergia imprescindibile tra il Festival e l'attività di Amnesty International.
Riccardo
Noury, portavoce della Sezione Italia, racconta come sono iniziati la
collaborazione e il lavoro con e per la musica che canta i diritti: "È nata
dalla considerazione che la musica ha avuto e ha un ruolo nella storia di
Amnesty International, fin dall'inizio della sua fondazione negli anni '70. Un
ruolo importante nel sensibilizzare il pubblico, promuovere campagne, sostenere
cause sui diritti umani. Ci siamo chiesti se anche in Italia, partendo da
esperienze maturate all'estero, si poteva realizzare qualcosa di simile:
stabilire un appuntamento annuale che potesse richiamare autori, musicisti che
avessero brani dedicati ai diritti umani, farli suonare dal vivo e
sensibilizzare il pubblico presente al festival. Dopo venticinque anni, l'idea
originale è rimasta la stessa: la musica è una compagna importante per Amnesty
International. L'eredità più bella che ci lascia questo quarto di secolo è che
un numero enorme di cantanti singoli e di gruppi hanno voluto cimentarsi e
farsi conoscere scrivendo qualcosa sui diritti umani; una strada abbastanza
complicata, dunque una scelta coraggiosa."
Se venticinque
anni di vita di Voci per la Libertà, dedicato a Una canzone per Amnesty, e vent'anni
del Premio Big, sono tutti motivi per festeggiare gioiosamente un lungo viaggio
di musica e impegno civile, queste circostanze cadono in un momento della
storia del mondo pieno di dolorosa ruvidezza, di eventi su cui riflettere e per
i quali compiere più che mai gesti di protezione verso l'umanità violata. Forse non è un
caso che il Premio Big 2022 sia stato assegnato a Carmen Consoli, artista
sensibile e attenta ai lati oscuri, alle crepe, al dolore, con la canzone
"L'uomo nero", dedicata ai poteri forti, alle derive in cui il sovranismo trascina
il mondo. Così la cantante, quando ad aprile è stato annunciato il Premio Big
2022:
"Alcuni Führer
tornano dall'inferno trasformando questa terra nel loro e nel nostro inferno.
Nella Storia si riaffermano personaggi banali ma scaltri, decisionisti
arroganti con scarsa inclinazione verso il dubbio e il confronto, sordi alle
voci altrui ma con un timbro altisonante nella propria voce, violenti nei gesti
e nelle parole. Tornano e ritornano e il mio 'uomo nero' è solo un'invenzione,
un esempio ipotetico e patetico, ridicolo e temibile; o almeno che io temo
moltissimo. Come continuo a temere il pensiero che i nostri vicini di casa, i
nostri coinquilini o anche noi stessi potremmo macchiarci dei crimini più
efferati per esserci lasciati scivolare in un tempo senza memoria, incapaci di
dare spazio al confronto, alla riflessione e al ricordo, sopraffatti dalla
nostra stessa inedia."
Unica nella
storia di Voci per la Libertà, Carmen Consoli viene premiata per la seconda
volta, la prima nel 2010 con la canzone "Mio zio".
"È stato un
grande piacere - dice Riccardo Noury - il fatto che la giuria abbia apprezzato
il brano di Carmen premiandolo, al di là che avesse già vinto questo premio.
Non bisogna cercare per forza nuovi vincitori, quando un cantante lo merita più
volte, va benissimo. Il brano di quest'anno, tra l'altro, spicca in un panorama
nel quale il tema dominante (sia per i cantanti emergenti che per i big) è
quello dell'immigrazione. Carmen Consoli vince entrambe le volte con brani che
parlano di altro: nel 2010 "Mio zio" raccontava di violenza domestica, di pedofilia,
quest'anno "L'uomo nero" parla delle leadership tossiche, nazionaliste e
fasciste che ci inquinano."
Difficile non
pensare agli equilibri del mondo. Difficile, nel tempo che viviamo, non dare
spazio e valore all'ombra che oscura la sovranità degli stati, minaccia, occupa.
A marzo 2022 chi
governa la Russia ha invaso l'Ucraina e ha sparso intorno, in cerchi sempre più
ampi, un'aria imperialista, un'idea dei diritti unilaterale che calpesta,
schiaccia, scatena inferni. Equilibri
fragili, confini violati. Non solo quelli degli accordi internazionali, delle
carte nazionali e sovranazionali che regolamentano le convivenze tra stati, ma,
soprattutto, violazione dei confini delle persone, quelli che delineano il
diritto alla pace, al territorio in cui abitare, alla cultura (che definisce i
popoli e li aiuta a integrarsi e a convivere), alla libertà e alla vita. Le
guerre sono tutte uguali. Sono tutte ingiuste. Qualunque sia il principio
ispiratore, generano dolore, privazione, morte, distruzione delle comunità.
Gli
anniversari, come è giusto che sia, servono a celebrare percorsi. E già nel
2018 Voci per la Libertà - Una canzone per Amnesty aveva festeggiato i primi
vent'anni con iniziative sul territorio e con un volume prezioso pieno di
contributi, riflessioni e punteggiato dal paesaggio musicale di venti edizioni,
era "Voci per la Libertà - Una canzone per Amnesty. 20 anni di musica e arte
per i diritti umani, le emozioni raccontate in testi e immagini", pubblicato da
Apogeo Editore. Tra le voci
raccolte, le fotografie delle serate dedicate a esordienti e big, tra le annotazioni
che suonano come bilanci e auspici, in questo volume fa capolino una
riflessione del portavoce di Amnesty Italia che è rimasta come un segno:
"Sappiamo che
il silenzio è la colonna sonora di chi viola i diritti umani. I regimi
autoritari non vogliono rumore intorno a loro. Mettono a tacere.
Il nostro
pensiero invece è che ad accompagnare i diritti umani, la loro conoscenza, la
loro promozione, la loro rivendicazione, sia la musica.
La colonna
sonora dei diritti umani" (pag. 17).
Al passaggio
dei venticinque anni e nel clima che il mondo vive chiedo provocatoriamente a
Riccardo Noury se questo pensiero ha ancora valore: "Questa frase era uscita
spontaneamente durante un'intervista, ed è poi diventata una delle frasi
architrave del festival. Ed è ancora così, nel senso che la censura,
l'oppressione, l'isolamento che subiscono i prigionieri nei diversi stati sono
funzionali proprio al non far sapere. Invece, attraverso la musica noi facciamo
quel rumore necessario per mobilitare. Quella frase è stata pronunciata cinque
anni fa, fosse uscita fuori già dalla prima edizione del festival, sarebbe
stata ancora più vera e sarebbe stata utilizzata per i successivi venticinque
anni."
Vale la pena dare
qualche numero che, nella sua nitidezza, rende conto di questa lunga colonna
sonora dei diritti umani. Dalla sua prima
edizione ad oggi il Festival ha raccolto intorno a sé 300 mila spettatori, ha
realizzato 540 eventi, ha coinvolto 4 mila artisti dal vivo, ha allestito 75
mostre e installazioni artistiche, ha realizzato 23 raccolte musicali, ha
coinvolto 34 comuni e collaborato con 100 tra associazioni ed enti, ha
supportato 32 campagne Amnesty International e firmato 26 mila appelli;
naturalmente ha assegnato 24 Premi Amnesty International Italia sezione
emergenti e 19 sezione big, più quelli 2022.
Non sono solo
numeri, sono azioni piene di significato e i due ideatori, Michele e Giovanni,
non hanno dubbi: "Venticinque anni di festival sono un bel traguardo. Gli
sforzi, le soddisfazioni, le persone incontrate, gli artisti che hanno calcato
il nostro palco, le emozioni provate sono davvero tante. Il nostro compleanno
lo celebreremo nel miglior modo possibile mettendo la musica a disposizione
della promozione dei diritti umani.
In questi anni
abbiamo portato in provincia tutti i più grandi artisti della scena musicale
italiana, grazie anche al Premio Amnesty Italia dedicato ai big, iniziando da
Ivano Fossati fino a Carmen Consoli, che sarà nostra ospite il 24 luglio per la
finale a Rosolina mare."
Già, la
provincia. A raccontare questa avventura sembra di stare al Parco della Musica
di Roma o a San Siro a Milano. Invece l'ombelico del mondo, dopo in primi tempi
a Villadose, è Rosolina Mare che, sottolinea Noury, "non è esattamente dietro
l'angolo". Eppure, nel tempo gli artisti ci sono sempre venuti con gioia, più o
meno coinvolti, con sensibilità diverse, ma sempre presenti. Sembrano stare in
un pugno quelli che sul palco di Voci non sono saliti: "Paradossalmente ci
ricordiamo più dei pochi che non sono venuti, come di un'occasione persa per
loro".
Siamo nel
parco del Delta del Po. Una manifestazione come questa crea eventi, catalizza
in un lembo di terra continuamente rimodellato artisti famosi, altri emergenti,
attenzione mediatica, e ad ogni edizione tesse un filo, un legame con il
territorio della provincia di Rovigo.
Dunque, oltre
alla musica, c'è la relazione con il luogo che la ospita, la valorizzazione culturale
e sociale del Polesine, terra tra due fiumi (Adige e Po) e un mare (l'Adriatico).
Nello spicchio
mutevole e fluttuante del Delta, sollecitato e sfiancato dalla risalita del
mare, da un'identità messa a dura prova nei secoli ancora alla ricerca di
riconoscimenti, il festival ha messo radici, nonostante il terreno mutevole e
instabile, nonostante i sostegni economici anche a livello nazionale non siano solidissimi.
Guardando lo stato delle cose e pensando al futuro, il portavoce di Amnesty
Italia non ha dubbi sulla solidità dell'evento e neppure sul fatto che Voci per
la Libertà meriti più fiducia e più investimenti: "Ci sono festival che non
hanno retto così tanto tempo pur avendo finanziamenti molto più consistenti di
quelli che riceve Voci per la Libertà. Una manifestazione che ogni anno deve
fare economicamente i salti mortali. Sarebbe bello soffrire di meno, avere nei
prossimi anni un po' più di fiducia da parte di chi è in grado di finanziare
attività di questo genere, per consentire a Voci di arrivare ogni anno senza l'acqua
alla gola, e magari per aumentare il numero dei giorni in cui si svolge. Continuiamo
ad essere orgogliosamente piccoli, non è una cosa di cui ci vergognamo. Siamo
in balia un po' dei finanziamenti e un po' degli umori degli amministratori
locali che cambiano e ogni volta ti chiedi come andrà.
Forse
l'occasione di questi due anniversari, venticinque anni di festival e venti di premio
big, deve spingerci a cercare una maggiore autonomia, per realizzare un evento
ancora più bello."
La trama di
tutto resta la musica, la colonna sonora dei diritti umani e l'organizzazione
di una manifestazione che dà spazio a nuovi talenti, ad artisti affermati, a
concerti, all'arte e alle connessioni con la comunità, con la certezza, lo
dicono i due ideatori di Voci, che "non è cambiata la voglia di fare qualcosa
per i diritti umani, con un occhio al territorio, alla musica di qualità e
anche alla voglia di stare insieme e divertirsi, regalando forti emozioni e
bellissime serate al nostro pubblico, persone capaci di seguire uno spettacolo
di musica e parole per quasi tre ore senza mai muoversi. Se siamo ancora qui è
anche grazie a loro".
Articolo dedicato ai 25 anni di Voci per la Libertà - Una canzone per Amnesty
qualche parola con Riccardo Noury, Michele Lionello e Giovanni Stefani
pubblicato nella rivista REM, Anno XIII, n. 2 del 21 giugno 2022, Apogeo Editore pp. 36-41